La Patria
Radnóti Miklós: Non posso saperlo(Nem tudhatom ..., - 1944)
Per gli altri questo posto che significa, non posso saperlo, per me è la patria, questo piccolo paese, il luogo della mia infanzia lontana e felice. Come un ramo debole dal tronco dell'albero, da esso sono cresciuto e spero che qua sarò anche sepolto. Sono a casa. E se un cespuglio si china davanti a me, conosco il suo nome, il suo fiore, so chi cammina per la strada, e dove và, e so cosa potrebbe significare il dolore di un tramonto rosso sulle mura delle case. Per chi vola su un aereo, è solo una mappa, e non sa Vörösmarty Mihály* dove abitava; per lui che significa? Fabbrica e caserma, ma per me: cavalletta, bue, campanile e mite casale; nel binocolo egli vede campi e fabbriche, ma io anche il lavoratore zelante, bosco, frutteto, uva e tombe, tra le tombe una vecchietta, che pian piano piange, e quello che da sopra è una fabbrica o ferravia che distruggere si deve, per me è la stazione, e davanti il ferroviere, con bandiera rossa in mano, da tanti bambini circondato, egli invia il segnale, e nel cortile della fabbrica ci gioca un cane. E poi il parco: di vecchi amori conserva la traccia, la mia bocca ricorda i baci al gusto di miele o fragola. Sul marciapiede un giorno andando a scuola per non essere interrogato salivo su una pietra. Eccola qua, ma di sopra neppur essa si vede non esiste apparecchio che la possa rilevare. E' vero, siamo peccatori, noi come gli altri popoli, e riconosciamo la nostra colpa, quando, come, dove, ma ci sono anche innocenti, lavoratori o poeti, e lattanti, in chi crescerà la ragione, la conserveranno, nascosti in buie cantine, finchè non arrivi la pace nel nostro paese, risponderanno freschi loro alla nostra soppressa voce. Coprici con le tue grosse ali, nuvola della notte. * poeta ungherese |
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La guerra
Frammento
(Töredék - 1944)
Ho vissuto su questa terra in un'epoca
quando l'uomo è diventato talmente vile
che di notte uccideva per puro piacere
e non solo al comando,
e mentre credeva in falsi miti, agitandosi,
sua vita fu intrecciata da deliri selvaggi.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca
quando fare la spia era un merito;
quando l'eroe era il traditore, il ladro, l'assassino,
e chi taceva magari
o era solo restio ad entusiasmarsi,
era odiato, come l'appestato.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca
quando chi ha aveva osato protestare
si doveva nascondere,
mordendosi i pugni di vergogna.
Il Paese impazzì: ubriaco di sangue e luridume
sghignava sul suo destino terribile.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca
quando per il bambino sua madre
era una maledizione,
era felice ad abortire la gestante,
e, avendo il veleno spumeggiante sulla tavola,
i vivi invidiavano i morti nella tomba.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca
quando anche il poeta taceva
in attesa di poter parlare ancora,
perché una maledizione degna
non potrebbe pronunciare nessun profeta
solo il sapiente delle parole terrificanti, Isaia.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca
quando l'uomo è diventato talmente vile
che di notte uccideva per puro piacere
e non solo al comando,
e mentre credeva in falsi miti, agitandosi,
sua vita fu intrecciata da deliri selvaggi.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca
quando fare la spia era un merito;
quando l'eroe era il traditore, il ladro, l'assassino,
e chi taceva magari
o era solo restio ad entusiasmarsi,
era odiato, come l'appestato.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca
quando chi ha aveva osato protestare
si doveva nascondere,
mordendosi i pugni di vergogna.
Il Paese impazzì: ubriaco di sangue e luridume
sghignava sul suo destino terribile.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca
quando per il bambino sua madre
era una maledizione,
era felice ad abortire la gestante,
e, avendo il veleno spumeggiante sulla tavola,
i vivi invidiavano i morti nella tomba.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca
quando anche il poeta taceva
in attesa di poter parlare ancora,
perché una maledizione degna
non potrebbe pronunciare nessun profeta
solo il sapiente delle parole terrificanti, Isaia.